Associazione tra ansietà e qualità del seme in pazienti sottoposti a IVF
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- 5 Ottobre, 2017
Lo studio del Professor Greco analizza la correlazione tra ansia e qualità del seme e indaga quanto quest’ultima possa essere influenzata dagli approcci di fecondazione assistita.
Lo stress psicologico è ancora oggi considerato uno dei principali fattori di infertilità, sia nell’uomo che nella donna.
Se nella sfera femminile tale fenomeno è stato ampiamente approfondito, rimane poco chiara la situazione in ambito maschile.
Gli studi condotti in passato in merito alla correlazione tra ansietà e qualità del seme, infatti, hanno evidenziato un possibile legame, senza però offrire l’opportunità di comparare in dettaglio i risultati ottenuti nel tempo, a causa della disomogeneità degli aspetti psicologici investigati.
Un gap che la ricerca deve necessariamente colmare per dare riscontri certi a chi desidera un figlio: l’infertilità maschile, infatti, è la causa del 50% dei casi di infertilità di coppia.
Un campione accuratamente scelto
Il Prof. Greco ed il suo team di ricerca si sono posti l’obiettivo di analizzare la relazione tra la qualità spermatica e lo stato d’ansia in pazienti sottoposti per la prima volta a un programma IVF.
Una scelta mirata, quella del campione d’analisi: il gruppo di ricercatori ha volutamente selezionato solo pazienti esposti per la prima volta ad un tentativo di IVF (In Vitro Fertilization). Uomini con precedenti esperienze di IVF sono stati esclusi dallo studio, per evitare che le esperienze pregresse potessero influire sui loro livelli d’ansia.
Tra questi, sono stati selezionati 207 maschi europei dal Centre of Reproductive Medicine a Roma, di età compresa tra 29 e 49 anni (38.91 sd 4.54), privi di patologie quali varicocele, infezioni alle vie urinarie, sindromi legate al cromosoma Y e altri disturbi testicolari.
Il campione di controllo, costituito da 85 uomini, di età compresa tra i 31 e i 48 anni (37.71 sd 3.76) è stato invece reclutato in modo casuale tra i maschi partecipanti al “Health Day Care”, nel medesimo centro di ricerca. Anche in questo caso sono stati esclusi i soggetti affetti dalle patologie e dai disturbi sopracitati.
Metodologia d’analisi: esame del campione spermatico e questionari sull’ansia
Dopo 5 giorni di astinenza sessuale, il campione spermatico dei soggetti analizzati è stato raccolto e conservato a temperatura ambiente per 30 minuti.
Successivamente, sono stati misurati parametri rilevanti quali DNA frammentato, volume spermatico, concentrazione spermatica, morfologia e motilità degli spermatozoi.
La conta totale degli spermatozoi è stata ottenuta moltiplicando la concentrazione spermatica per il volume spermatico di ogni singolo campione.
Dopo le prime misurazioni, con l’obiettivo di affinare le evidenze dell’analisi, i pazienti sono stati sottoposti a tre questionari diversi.
Il primo, State-trait anxiety inventory (STAI) Y, suddiviso in due sezioni, finalizzato a misurare i livelli di ansia legati allo stato d’animo corrente, ma anche diretto a valutare i tratti d’ansia quotidiani, con domande mirate a comprendere le emozioni generalmente provate dai soggetti sottoposti ad analisi.
Il secondo, Work and Social Adjustment Scale (WSAS), utile a valutare il disagio provato dai pazienti sul luogo di lavoro, in famiglia, nel tempo libero – sia durante attività sociali che personali – e nella gestione delle relazioni interpersonali.
Il terzo, Alcohol consumption and cigarette smoking, con lo scopo di raccogliere il maggior numero di informazioni sul consumo dei pazienti di alcol e sigarette: tutti fattori che possono influire negativamente esulla fertilità dell’individuo.
Nello studio del Prof. Greco et al. è stato utilizzato come test statistico il c – quadro.
I risultati ottenuti evidenziano l’impatto dell’ansia sulla fertilità maschile
Gli esiti dell’analisi dello sperma hanno messo in luce valori di fertilità inferiori nel campione indagato, rispetto al campione di controllo.
Allo stesso modo, i valori estratti dal questionario sullo stato d’ansia (STAI) hanno mostrato livelli maggiori di agitazione rispetto ai dati medi della popolazione italiana.
I risultati ottenuti dal questionario sui livelli di ansia nel contesto sociale (WSAS), invece, non hanno mostrato differenze significative tra campione d’analisi, gruppo di controllo e popolazione Italiana. Tuttavia, dalle evidenze riscontrate, emerge come anch’essi influiscano negativamente sulla qualità dello sperma.
Lo stato e i tratti d’ansia hanno quindi un impatto sulla diminuzione dei valori di fertilità: una correlazione motivata dal coinvolgimento di fattori neuroendocrini che causano alterazioni del normale controllo della spermatogenesi. L’aumento d’attività dell’asse Ipotalamico-Pituitario causato dallo stress, inoltre, provoca, una diminuzione di livelli di testosterone (T) e ormone luteinizzante (LH).
Un’inibizione, quella provocata dallo stato d’ansia, non riconducibile ai precedenti fallimenti di IVF, essendo il campione al primo tentativo.
Questo suggerisce come sia proprio la necessità di richiedere aiuto alle tecniche di fecondazione assistita a generare stati d’ansia e, di conseguenza, a compromettere la fertilità.
Per quanto riguarda il consumo di alcol e sigarette, i risultati confermano le evidenze dei precedenti studi scientifici in materia (ad es. Muthusami and Chinnaswamy; Zorn et al): all’utilizzo di queste sostanze, infatti, si associa una diminuzione di testosterone, causando un’alterazione della qualità del seme.
In conclusione, le evidenze ottenute dallo studio condotto indicano l’importanza di adottare un approccio multidisciplinare per guidare con successo i pazienti ai trattamenti di IVF, sostenendoli con il corretto supporto psicologico.